L’età degli uomini e il Giubileo

imagesL’origine del Giubileo cristiano si fonda sulla memoria come si legge nella sua bolla d’indizione del 22 febbraio 1300: “Antiquorum habet fida relatio….” (c’è una relazione degna di fede degli antichi). E già pur essendo l’archivio della Chiesa ricchissimo di documenti, non ce n’era nessuno che ricordasse l’istituzione del Giubileo. Resta, dunque, un mistero l’adunarsi dei fedeli romani la vigilia di Natale (allora anche capodanno) alle porte di San Pietro per chiedere al papa l’indulgenza dell’anno “centenus”. Bonifacio VIII resistette a questa pressione di popolo e diede incarico al suo braccio destro cardinale Jacopo Gaetano Stefaneschi di ricercare le prove di questa tradizione. Il cardinale non ne trovò di scritte, ma solo testimonianze orali, in particolare quella di un vecchio di 107 anni che, interrogato dal papa e dai cardinali, “asserì che in compagnia di suo padre si era trovato in Roma all’acquisto delle Indulgenze, e che da esso gli era stato raccomandato, se per avventura fosse vissuto fino al seguente Centesimo, a non trascurare di recarsi a Roma. Soggiunse, che in ciascuna giornata del Centesimo potevasi colà acquistare una Indulgenza di cento anni…….”. Il racconto di tipo divulgativo (tratto dal “Compendio degli Anni Santi e Storia del Giubbileo celebrato dal regnante Sommo Pontefice Leone XII”. Faenza 1826) poi prosegue con la citazione di altri tre “vecchioni” ultracentenari: uno nella Savoia, e due della diocesi di Bouvais in Francia. Costoro garantivano con il loro ricordo quello che il cronista Guglielmo Ventura da Asti, mettendola in bocca ai fedeli romani radunati davanti a San Pietro che rivolgendosi a papa Bonifacio così dicevano: “….dateci la vostra Benedizione prima che noi moriamo. Abbiamo udito dai nostri maggiori, che tutti que’Cristiani che visitassero ogni cento anni la Basilica, dove riposano i Corpi de’Santi Apostoli Pietro e Paolo, rimangono assoluti dalle loro colpe, ed insieme dalle pene”.
Oltre il dato religioso (di cui parlerò in un altro articolo) conta qui quello biologico. Come – ci si potrebbe chiedere – in epoche nelle quali la vita media era breve, potevano esserci casi di così grande vecchiezza? La risposta che io do sulla base delle mie lunghissime ricerche d’archivio, propende per il si. Nel prosieguo del tempo, e cioè dopo il Concilio di Trento (che istituì i registri parrocchiali dei sacramenti), ho trovato più di un caso di persone ultracentenarie (una addirittura di centoventuno anni!), laddove – e vale per prova – non c’era alcun interesse a mentire.
Sempre in relazione alla storia degli anni santi, invece, è curioso osservare altri riferimenti sulla durata della vita che indussero i pontefici ad accorciare sino a 25 anni l’intervallo tra i Giubilei (esclusi quelli straordinari). Il primo a menzionarla è Urbano VI (Prignano) che nel 1389 scrive: “Noi in considerazione come l’età degli uomini diventi di giorno in giorno più breve…..”. E molto più tardi e significativamente nel 1470 il papa veneziano Paolo II (Barbo) nella sua bolla d’indizione del Giubileo del 1475 scrive: “…tuttora brevissimo è lo spazio di tempo della vita”. Curioso poi il caso che Urbano VI e Paolo II morirono prima dell’apertura degli anni santi da loro indetti.
Una straordinaria contrapposizione di dati biologici della condizione umana che è all’origine dell’istituzione del Giubileo e che poi, per motivi opposti, ne abbrevia gli intervalli della loro celebrazione.