Lo scaricabarile democratico

barili e bottiC’è una osservazione al voto disgiunto che sento ripetere con frequenza; e cioè l’accusa che così facendo, si creerebbero le condizioni per far vincere la Polverini.

Non è una osservazione da poco, ma al tempo stesso non è così dirimente. Nell’uso corrente della lingua italiana questa critica avanzata da chi ha avuto un ruolo decisivo sulla scelta della Bonino, si chiama “ricatto elettorale” o più volgarmente “scaricabarile”. Ma è un argomento che lascia il tempo che trova. Se, grazie anche al voto disgiunto, la Polverini dovesse vincere le elezioni nel Lazio, infatti, la responsabilità sarà di chi ha accolto, senza permettere che si discutesse con forme democratiche, la candidatura della signora radicale.

Ed è chiaro che se questo risultato si verificasse, già da martedì prossimo si potrà considerare aperto il percorso congressuale per la rifondazione del Pd (con cambio di segreteria compreso). E questo, ben diversamente dal lanciare accuse a chi legittimamente dissente, si chiama democrazia.

Conditio sine qua non del Pd, o sbaglio acronimo?

Una dichiarazione importante

Lucio D'UbaldoCitazione da Avvenire del 23 marzo sul voto nel Lazio: «Ma è giusto  comprendere il disagio di chi non intende rinunciare ai propri valori» e che, non potendo per questo votare Bonino, «finirà per ricorrere al voto disgiunto. Non è la pienezza del consenso ma per noi va bene».

A parlare è il senatore Lucio D’Ubaldo al quale con molto piacere riconosco di avere aperto una breccia nel muro di silenzio sul voto disgiunto. Spero che ne seguano altri perché in gioco non c’è una “poltrona” (del resto la Bonino non ne è sprovvista), ma qualcosa di molto più importante e cioè la rappresentanza.  La ragione stessa della democrazia.

Dunque, grazie Lucio.