C’è una osservazione al voto disgiunto che sento ripetere con frequenza; e cioè l’accusa che così facendo, si creerebbero le condizioni per far vincere la Polverini.
Non è una osservazione da poco, ma al tempo stesso non è così dirimente. Nell’uso corrente della lingua italiana questa critica avanzata da chi ha avuto un ruolo decisivo sulla scelta della Bonino, si chiama “ricatto elettorale” o più volgarmente “scaricabarile”. Ma è un argomento che lascia il tempo che trova. Se, grazie anche al voto disgiunto, la Polverini dovesse vincere le elezioni nel Lazio, infatti, la responsabilità sarà di chi ha accolto, senza permettere che si discutesse con forme democratiche, la candidatura della signora radicale.
Ed è chiaro che se questo risultato si verificasse, già da martedì prossimo si potrà considerare aperto il percorso congressuale per la rifondazione del Pd (con cambio di segreteria compreso). E questo, ben diversamente dal lanciare accuse a chi legittimamente dissente, si chiama democrazia.
Conditio sine qua non del Pd, o sbaglio acronimo?