Un silenzio che non fa bene alla politica

Urne elettoraliIl senatore (e soprattutto amico) Roberto Di Giovan Paolo nella sua lettera settimanale parla del voto nel Lazio con qualche analisi e qualche proposito per il futuro.

Rinviando a dopo il commento o la critica, non posso, però, non rilevare il silenzio di RDGP edi tutti quelli che fino a domenica l’hanno sostenuto (me compreso) sulla mancata elezione di Piero Ambrosi in Consiglio Regionale.

Non so ancora quanti quanti voti abbia ottenuto, ma dai dati pubblicati dal Viminale, si sa che non è stato eletto.

Mi dispiace umanamente e politicamente, e sento il bisogno di ringraziarlo per avere messo la sua faccia in una prova nella quale la faccia avrebbero dovuto mettercela ben altri prima di lui.

Ma quello che mi dispiace di più è che non si metta in discussione una sconfitta che, anche per la mancata elezione di Ambrosi, è molto più dura di quanto si voglia fare intendere.

Regionali del Lazio e i conti degli ex-popolari

contare i votiSto ancora analizzando i dati del voto a Roma e nel Lazio, ma già posso avanzare qualche idea. Innanzitutto va isolato (e spero messo al centro di una vera discussione) il differenziale tra i consensi ottenuti dalle capolista e i voti alle coalizioni.

La Bonino ha ottenuto 146.834 voti in più (cioè l’11,02 per cento) dei voti totali alle liste che la sostenevano, mentre la Polverini con 148.562 voti in più ha totalizzato una percentuale pari al 10,54. Se poi sommiamo questi due dati si arriva 295.396 voti equivalenti al 10,27 per cento  dei votanti, e ad un 6,25 per cento dell’intero corpo elettorale.

Per i partiti di entrambi gli schieramenti (più il terzo sostanzialmente irrilevante per i grandi numeri, ma non come destinatario del voto disgiunto come poi si vedrà) hanno votato 2.580.073, dai quali vanno scorporati i voti nulli e le bianche in tutto 129.169 (pari al 2,73 per cento degli elettori e 4,49 dei votanti), che portano il totale di coloro che hanno scelto oltre al candidato anche un partito, a 2.450.904 elettori, pari al 51, 90 per cento dell’intero corpo elettorale.

Su questi primi dati, due soli commenti.

Il primo. Il successo personale della Bonino mostra impietosamente l’irrelevanza gregariale di quegli ex-popolari (nessuno si è opposto alla sua candidatura) che si sono impegnati per farla votare. Il secondo è che con questi dati (e penso ai molti giovani che hanno deciso di non anadare neppure a votare) il Pd non può più fare finta che per la sua organizzazione, non esista un problema della rappresentanza. Affrontarlo a questo punto significa rifondarsi nuovamente.

Il resto conterà a suo tempo. Non ora.